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N° 81

 

LA CASA RUSSIA

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Aeroporto Internazionale di Sheremetevo, a Khimki, 29 chilometri a nordovest del centro di Mosca. Confusi tra la folla ci sono un uomo elegantemente vestito di blu con i capelli neri e gli occhi coperti da occhiali scuri e una donna bionda in tailleur verde  scuro.

-Sei sicura che i controlli reggeranno?- chiede l’uomo a bassa voce.

-I nostri passaporti sono a prova di bomba.- risponde la donna -Anche se al Cremlino o alla Lubyanka sapessero che eravamo diretti qui, non scopriranno mai la nostra copertura.-

-Spero che tu abbia ragione, una volta mi hai detto che i servizi segreti del tuo paese sono molto paranoici.-

-Verissimo ed è per questo che abbiamo fatto un largo giro per arrivare qui e non siamo entrati direttamente dal Khamistan. Non voglio che lo F.S.B.[1] sospetti che la ricercata Natalia Alianovna Romanova sia rientrata clandestinamente nella Rodina[2] in compagnia di un noto supereroe americano.-

-E per evitare di attirare l’attenzione hai scelto di usare per noi l’identità di un ricco uomo d’affari e sua moglie ed hai prenotato una suite in uno dei migliori hotel di Mosca? È questo il tuo concetto di tenere un basso profilo?-

-John e Penelope Bryce sono due identità a prova di bomba fornitemi da un mio amico del MI6.-

-Sarà, ma ti avverto: il mio accento inglese è pessimo.-

-Ma il tuo accento di Belfast è passabile. Suvvia, Matt, dovresti apprezzare un po’ di rischio. Non ti chiamano forse l’Uomo Senza Paura?-

-Senza Paura, non Senza Cervello.-

            La Vedova Nera scoppia a ridere divertita e si stringe a lui scuotendo la testa come se avesse detto una barzelletta davvero divertente.

            I controlli al checkpoint non danno problemi e i due si avviano all’uscita. Alle loro spalle un giovanotto dai capelli biondi lascia cadere a terra un giornale e si avvia anche lui verso l’uscita.

 

            Mi volto verso Robert Hao e gli chiedo:

-Ci sono novità sul Consorzio Ombra?-

-Me lo chiede l’amante o la giornalista?- ribatte lui.

-La giornalista ha promesso di non pubblicare nulla finché non avrà ricevuto l’ok, ma questo non significa che io non sia curiosa di sapere cosa sta succedendo.- replico a mia volta.

-Attenta Miss Nelson, se non lo sai, la curiosità ha ucciso il gatto e io sarei molto dispiaciuto se a questa bella micina accadesse qualcosa di male perché ha messo il suo nasino curioso dove non doveva.-

-Sembra una minaccia, Bobby.-

-È soltanto un avvertimento, Candace. Quelli con cui abbiamo a che fare hanno occhi e orecchie dappertutto e non possiamo davvero essere sicuri di chi sia sul loro libro paga e chi no. Per quanto mi riguarda, mi fido solo di mio fratello… e di te, ovviamente.-

-Ovviamente.- borbotto.

-Ora devo salutarti.- dice improvvisamente Robert alzandosi dal letto -Ho un appuntamento importante e devo essere puntuale.-

-Ha a che fare con l’inchiesta?- chiedo.

                Il volto di Robert diviene improvvisamente serio e così il tono delle sue parole:

-Meno ne sai e meglio sarà per te, tesoro, credimi. Non sto scherzando.-

                Non ho mai pensato il contrario, ma come gli ho già detto, sono un tipo curioso e la prospettiva di finire nei guai non è mai riuscita a fermarmi.

 

                La prima cosa che Natasha fa è assicurarsi che la nostra suite non sia piena di microspie e non si accontenta delle rassicurazioni fornite dai miei supersensi.

-Non si è mai troppo sicuri di nulla di questi tempi, Matt.- mi dice.

-Ma suppongo che ora tu lo sia.- ribatto -Visto che hai appena usato il mio vero nome.-

-Questo posto è pulito.- afferma lei con sicurezza -Come immaginavo, le identità dei signori Bryce hanno retto. In ogni caso quest’aggeggio datomi dallo S.H.I.E.L.D. ha neutralizzato ogni congegno spia presente in tutto il piano.-

-E adesso? Quando e dove pensi che colpirà il tuo amico Agamennone?-

-Non mi ha rivelato tutti i dettagli del suo piano ma sono sicura che sarà presto ed accadrà qui a Mosca.-

-Pensa davvero di poter uccidere il Presidente e il Primo Ministro e farla franca?-

-Lui è una delle due sole persone al Mondo che conosco che potrebbe riuscirci.- risponde Natasha con estrema serietà.

-E la seconda chi è?- chiedo temendo la risposta.

-Io.-

 

 

2.

 

 

          Quando la figura in costume dorato con il volto nascosto da una maschera che riproduce un muso di tigre stilizzato entra dalla finestra, né Richard Fisk né il suo socio James “Jimmy Six” Fortunato sono sorpresi: in fondo lo stavano aspettando.

-Perché voi buffoni in costume vi ostinate ad entrare in questo modo quando sarebbe più comodo citofonare e poi prendere l’ascensore?- chiede, retoricamente, Fisk.

-Perché altrimenti non ci divertiamo.-replica ironico il supercriminale noto come Chaka Khan, poi chiede -Il nostro accordo è sempre valido?-

-Ma certo!- replica Jimmy Six -Quando do una parola, la mantengo.-

-Era quello che volevo sentire. Anch’io rispetto sempre un patto tra gentiluomini. Posso quindi contare sul vostro appoggio quando tenterò di annientare le Triadi di Chinatown?-

-Diciamo che non interferiremo.- precisa Richard -Il mio atteggiamento con le cosiddette mafie etniche è che non m’interesso ai loro affari finché stanno lontano dai miei.-

-Saggio proponimento. Ora mi scuserete ma devo andare: ho altri affari che mi attendono.-

-Un momento.- lo ferma Richard -Vorrei chiarire una cosa prima che tu te ne vada.-

          Mentre lui parla, il massiccio Jimmy Six si posiziona tra Chaka e la finestra. Richard continua:

-La fiducia è una cosa che deve funzionare nei due sensi: voglio vedere il volto sotto la maschera, essere sicuro che tu sia davvero Robert Hao.-

-Sana diffidenza eh? D’accordo.-

          Chaka si sfila la maschera di tigre e mostra il volto di un uomo sui 35 anni chiaramente cinoamericano.

-Soddisfatto?- ribatte.

-Decisamente sì.- conferma Richard -Sai, mi ero fatto delle idee e sono lieto di essermi sbagliato.-

-Meglio così per tutti, no?-

-Indubbiamente.-

          Specialmente per me, pensa Chaka.

 

          Mi muovo lungo il cornicione stando ben attento a non mettere un piede in fallo. Mi salverei dalla caduta ma sarebbe imbarazzante rivelare la presenza di Devil a Mosca. Il tizio nella cui stanza sto per penetrare è tutt’altra faccenda, invece: dopotutto ci sono nove probabilità su dieci che ne sia già al corrente.

          Mi chiedo se davvero pensava di sfuggire alla mia attenzione ed a quella di Natasha. Avevo già avvertito la sua presenza all’aeroporto della capitale del Khamistan poco prima che partissimo e ritrovarlo a Mosca al nostro arrivo è stata una sorpresa. Ci aveva preceduti. La cosa che mi interessa sapere è per chi lavora: è un agente del Consorzio o agisce per conto di qualcun altro? Lo saprò tra poco.

          Nella stanza accanto alla nostra c’è lui da solo. Meglio così. Forzo facilmente la serratura della finestra ed entro.

Sorpresa!- esclamo.

          Lo sento mettere mano alla sua pistola ma il mio bastone è più veloce e lo disarma per poi tornare nelle mie mani.

          Il tizio tenta di sferrarmi un calcio rotante ma lo blocco facilmente: gli afferro la caviglia e gli faccio fare un mezzo giro per poi sbatterlo sul letto.

-Ci stai alle costole da un po’, amico.- gli dico -Voglio sapere perché.-

-Ehi… calma.- balbetta -Sono un amico, stiamo dalla stessa parte.-

          Con l’agitazione che ha addosso, è difficile capire se dice la verità o no ma lo capirò quando lo interrogherò, anzi, lo interrogheremo, con più calma.

-Questo lo vedremo.- ribatto -Ti avverto: la mia amica ha tecniche di interrogatorio non molto ortodosse e ti assicuro che io capirò se mentirai.-

          Dal balzo che ha appena fatto il suo cuore, direi che ha compreso benissimo che non sto bluffando.

 

          Quello che si trova di fronte Natasha Romanoff quando Devil rientra nella suite portandoselo dietro è un giovanotto di circa trent’anni o poco più dai capelli biondi tagliati corti e una faccia da bravo ragazzo, ma le apparenze spesso ingannano.

-È americano.- afferma Devil -Di questo sono certo: può aver tentato di nasconderlo, ma con me non poteva riuscirci. La parlata di Brooklyn è inconfondibile.-

          Natasha sorride mentre si avvicina al giovane.

-Cominciamo dalle domande semplici: come ti chiami e per chi lavori?-

-Mi… mi chiamo Da… Daniel Ferguson e sono un agente della C.I.A.- risponde lui.

          Natasha lancia uno sguardo a Devil che fa un cenno con la testa e poi torna a concentrarsi sull’uomo che ha davanti:

-Ok… non ti chiami Ferguson e non lavori per la C.I.A. Proviamo un’altra volta.-

-Oh al Diavolo!- sbuffa il giovane -Non vedo perché mentire proprio a voi: il mio vero nome è David Ferrari e sono un agente della D.I.A.-[3]

          Devil fa un impercettibile cenno di assenso poi esclama:

-David Ferrari! Ho già sentito il tuo nome: sei il fratello di Connie Ferrari, ma si diceva che eri morto durante una missione di guerra.-

-Hanno finto la mia morte per mandarmi da queste parti per un’indagine sotto copertura. Non sono potuto nemmeno tornare a casa per il funerale di mia sorella.-

          Sta dicendo la verità, Devil ne è sicuro e la Vedova Nera lo comprende solo guardandolo.

-E così eri in Khamistan e ci hai notati. Come hai fatto a capire che saremmo venuti qui a Mosca?-

-Facile: sapevo che Rostov era diretto qui ed era ovvio che eravate alle sue calcagna. Sapendo cosa cercare è stato abbastanza facile individuarvi.-

-Sapevi di Rostov, quindi?-

-Ho scoperto da poco che era vivo e ho capito che aveva in mente qualcosa di grosso, ma non sapevo cosa.-

-Un colpo di stato, ecco cosa.- risponde Natasha -Non so ancora come, ma so che glielo impediremo.-

          David Ferrari non può fare a meno di pensare che una tale fiducia in se stessi è ammirevole.

 

 

3.

 

 

            New York. Ivan Petrovitch si riempie un bicchiere di vodka e cerca di non pensare alla sua figlioccia che è voluta andare in una missione pericolosa nonostante sia incinta da meno di un mese. La temerarietà di Natasha rasenta l’incoscienza e spesso va oltre, deve riconoscerlo. Anche da bambina era difficile tenerla ferma.

            Quando si è rimessa con Matt Murdock Ivan non era esattamente entusiasta. Natasha era emotivamente fragile all’epoca, dopo il confronto con l’ex marito creduto morto per anni, e il suo padrino temeva sinceramente che sarebbe rimasta ferita, ma alla fine Murdock si è dimostrato l’uomo adatto per guarire la sua anima.

            Ora quella sconsiderata è tornata in Russia, dove è ricercata per tradimento e gli uomini dei Servizi di Sicurezza non esiteranno a spararle a vista se la riconosceranno.

            Non c’è scelta, pensa il vecchio cosacco, e fa una telefonata intercontinentale:

-Symion Borisovitch, ho bisogno del tuo aiuto.-

 

            Natasha finisce di aggiustarmi il papillon e dice:

-Sei perfetto per la parte, Matt.-

-Se lo dici tu, tesoro, devo crederci.- replico.

-Qualcosa nel tono della tua voce mi dice che non sei troppo convinto o è di tutto il piano che dubiti?-

-Andare ad un ricevimento al Cremlino col rischio che ti riconoscano nonostante il tuo ottimo travestimento e ti arrestino o magari ti piantino un proiettile in testa per far prima?-

-Quello non oserebbero farlo.- ribatte lei ma il tono della sua voce tradisce che non ne è tanto convinta.

-Non è solo per te che mi preoccupo. Ora ci sono anche i bambini in arrivo.-

-Non trattarmi come se fossi di vetro solo perché sono incinta, Matt, ti prego.-

-Certo, devi scusarmi ma…-

            Natasha mi accarezza il viso e addolcisce il tono:

-Non c’è nulla di cui scusarsi, è solo che… non posso tirarmi indietro adesso, non posso proprio.-

-Ok. Sono con te, lo sai.-

            Natasha cambia improvvisamente argomento:

-Vedo che hai preparato il bastone.-

-Se dovessi intervenire come Devil, mi sarà utile. Per fortuna Mr. Bryce zoppica un po’ per una vecchia lesione e deve usare il bastone. Speriamo di ricordarmi di zoppicare. Non sono avvezzo a queste finzioni.-

-Ma davvero? Non l’avrei mai detto.-

            Finalmente usciamo all’aperto dove ci aspetta un’auto noleggiata per l’occasione e Natasha mi sussurra:

-Oh Matt, vorrei che tu potessi apprezzare la Russia. È un grande paese ed è meglio di quanto pensa la gente.-

-Ci credo.- replico -Visto che ci sei nata tu.-

            Saliamo sulla limousine e l’autista ci dice:

-Spero che stiate comodi, signori.-

-Certo Yuri.- risponde Natasha al suo quasi fratellastro -Tu, piuttosto, sei sicuro di riuscire a superare i controlli?-

-Tranquilla, ho una copertura davvero a prova di bomba.-

            Speriamo bene.

 

            Finisco il mio pezzo e lo riguardo sullo schermo ripulendolo da alcuni errori, poi lo salvo e lo invio.

            Nel suo cubicolo la caporedattrice della cronaca cittadina Kathryn Cushing lo leggerà e se lo approverà, lo spedirà a Joe Robertson e magari a J.J.J. in persona per l’ok definitivo.

            Mentre aspetto rifletto su cosa mi ha detto e soprattutto su cosa non mi ha detto Arthur Stacy durante la nostra intervista. Il Dipartimento di Polizia sta preparando qualcosa e Stacy voleva essere sicuro che io non ne sapessi niente, ma cosa?

            Forse farei meglio a non chiedermelo, ma se sono un buon giornalista, è perché sono curioso.

 

 

4.

 

 

            Quando Natasha Romanoff, nei panni di Penelope Bryce, entra nel salone dei ricevimenti del Cremlino sono molti gli sguardi che si volgono verso di lei. In fondo, pur travestita, rimane quello che è: una bellissima donna le cui curve sono esaltate dall’abito da sera che indossa.

            Un uomo dai capelli biondi che indossa uno smoking con giacca bianca le si fa incontro e la saluta con un largo sorriso:

-Signori Bryce, finalmente siete arrivati. Mi scuso per essere riuscito solo all’ultimo momento ad infilarvi nella lista.-

            David Ferrari, sta recitando anche troppo bene la parte dell’addetto al protocollo dell’Ambasciata Britannica. Rischia di strafare con quell’accento esagerato, pensa la Vedova Nera.

-Seguitemi.- dice -Voglio presentarvi qualcuno.-

            Si fa largo tra la folla e si avvicina ad un capannello di persone intente a chiacchierare.

-Generale Menikov!- chiama.

            L’uomo che è stato chiamato Generale, vestito con un impeccabile smoking scuro, si volta e rivela le fattezze di un giovane sui trent’anni dai capelli chiari e lisci e un fisico asciutto.

-Posso presentarle i signori John e Penelope Bryce dell’ufficio commerciale?-

-Ma certo.- risponde l’altro in un Inglese impeccabile se non fosse per un riconoscibilissimo accento russo -Siete appena arrivati suppongo.-

-Stamattina.- risponde Matt Murdock alias John Bryce.

            Natasha sostiene lo sguardo di Menikov, lui non l’ha riconosciuta e questa è un’ottima notizia. Chissà che direbbe se sapesse di avere davanti a sé la donna sulla cui testa ha posto una taglia?

            Ma non è il Direttore del F.S.B. ad interessarla bensì uno degli uomini con cui stava parlando. Può essersi tinto i capelli ed aver fatto qualche piccolo ritocco al volto ma lei riconoscerebbe quegli occhi di ghiaccio dovunque: Andrei Rostov è qui, proprio davanti a lei. Solleva il suo bicchiere, china leggermente il capo e le sorride. L’ha forse riconosciuta? Se è così, potrebbe smascherarla adesso ma se lo facesse, farebbe saltare anche la sua copertura. E lei ha lo stesso problema e per giunta la arresterebbero… o almeno ci proverebbero ed in ogni caso non le crederebbero. Bel dilemma per entrambi.

            È lui a rompere il ghiaccio rivolgendosi a Menikov:

-Vladimir Maksimovitch, non ci presenti a questa deliziosa signora?-

-Ma certo.- replica il Direttore del Servizio di Sicurezza della Federazione Russa -Scusate ma non sono abituato ai ricevimenti. Sono un uomo semplice Mr. Bryce, Mrs. Bryce, vi presento il colonnello Aliaksiej Aliaksiejvich Ramanchuk del KGB Bielorusso.-

-Noi Bielorussi lo chiamiamo KDB[4] per essere esatti- precisa l’altro con un lieve sorriso -Vladimir Maksimovitch voleva mettermi in imbarazzo rivelando la mia appartenenza all’agenzia di sicurezza del mio paese, ma in realtà sapeva benissimo che le mostrine sulla mia giacca denunciano chiaramente che faccio parte del KDB. Lo aveva capito anche lei Mrs. Bryce?-

-Io?- esclama Natasha -Per carità, non mi intendo di spie.-

-Sono curioso, però.- interviene Matt -Credevo che il KGB fosse stato sciolto.-

-Dopo la fine dell’Unione Sovietica i nostri fratelli Russi hanno preferito ristrutturare i loro servizi segreti e cambiar loro nome. Noi Bielorussi abbiamo preferito continuare alla vecchia maniera.-

            E non solo col nome, pensa Natasha. La conversazione prosegue ancora per un po’, poi il presunto Colonnello Ramanchuk si allontana. Natasha decide di seguirlo.

-Scusate ma devo andare… a incipriarmi il naso,-

            Prima di dare al suo compagno il tempo di replicare, Natasha si allontana e si accorge ben presto di aver perso di vista il suo bersaglio. Dove può essere finito Rostov?

-Miss Natasha?-

            Sta diventando disattenta, pensa la Vedova Nera. Era così concentrata su Rostov che David Ferrari l’ha praticamente colta di sorpresa.

-Che ci fa qui?- lo apostrofa -Sto dando la caccia a…-

-Andrei Rostov, lo so. Devo dirle una cosa da parte sua.-

-Cosa?- esclama Natasha sinceramente stupita.

            Ferrari lavora per Rostov, dunque, e lei e Matt si sono fatti fregare come due stupidi?

            Il giovanotto dice una sola parola:

-Ottobre.-

            E improvvisamente per Natasha tutto perde di importanza. Tutto tranne una cosa.

 

            Lo ammetto: questo non è il mio ambiente. Datemi un supercriminale o anche un ninja e saprò cosa fare, ma qui, in questo psicodramma spionistico, ho decisamente il terrore di fare un passo falso. Bell’Uomo senza Paura che sono.

            Finalmente sento Natasha tornare.

-Scusatemi, signori.- dice con studiata allegria -Mi ci è voluto più del previsto. Sapete come siamo noi donne.-

            Dov’è finito il tipo che stava seguendo? Non è da lei mollare una pista e mi sono fatta un’idea di chi possa essere. Eccolo che torna anche lui. Sembra molto tranquillo, troppo.-

            Mi chino verso Natasha e le chiedo sottovoce:

-Va tutto bene.-

-Va tutto benissimo.- risponde lei, secca -Non potrebbe andare meglio.-

            Sembra sincera, ma io non sono convinto. C’è qualcosa di sbagliato, lo sento.

 

            Richard Fisk squadra il gruppetto davanti a lui: praticamente il gotha della criminalità organizzata cittadina, compresi alcuni che gli farebbero la pelle volentieri ma che si sentono obbligati a rispettare formalmente il suo ruolo e la tregua durante tutta la durata della riunione.

-Vi ringrazio di essere qui.,- dice -… ma vedo che manca ancora qualcuno.-

            In quel momento entra una giovane donna dai capelli biondi vestita con un completo bianco con pantaloni che sembrano modellati sulle sue forme, e un corto giacchetto, il tutto completato da scarpe di marca con tacco 12.

-Spero di non avervi fatto aspettare troppo.- dice.

-Nessun problema, Miss Ruggs.- risponde Richard -Dobbiamo ancora cominciare, Si sieda pure.-

-Chiamami pure Bumper come tutti.- replica con voce flautata la donna mentre si siede.

            Tra tutti i presenti quella donna è il vero mistero. È comparsa dal nulla qualche tempo prima come proprietaria di un bordello di lusso in Nevada, in una delle otto contee dove la prostituzione è legale, e poi come proprietaria anche di un servizio di escort ben pubblicizzato su un sito web. In seguito la sua attività si è espansa anche sulla Costa Orientale e una serie di casi fortuiti e vuoti di potere l’hanno portata a gestire il grosso del business della prostituzione nella Grande Mela. Si dice che perfino Morgan abbia un accordo con lei.

            Su chi sia veramente corrono diverse leggende. Bumper Ruggs non è evidentemente il suo vero nome e girano diverse versioni della sua storia, alcune veramente fantasiose. Richard sa qual era quella vera e non può non pensare che alcuni dei presenti rimarrebbero stupefatti se sapessero anche loro la verità.

            Accantona questi pensieri e si rivolge al suo uditorio:

-Vi ho convocato qui per parlare di una seria minaccia ai nostri affari... si fanno chiamare Consorzio Ombra.-

 

 

5.

 

 

            Andrei Andreievitch Rostov continua a chiacchierare amabilmente fingendo di essere quello che non e aspettando il momento più importante della serata.

Chissà che direbbe il buon Menikov se sapesse che il Colonnello Aliaksiej Aliaksiejvich Ramanchuk del KDB è solo una sua identità di copertura? Penserebbe che si è fatto raggirare come un fesso ed avrebbe ragione.

Se tutto va come deve, pensa Rostov, presto potrà uscire allo scoperto, ma tutto dipende dal suo agente dormiente che è stato appena attivato.

-Signori e signore…- annuncia l’addetto stampa del Cremlino -… il presidente farà un discorso.-

            Ci siamo, pensa Rostov mentre vede Natasha muoversi e gli sfugge un sorriso.

 

            C’è qualcosa che non va in Natasha, non so cos’è ma lo sento. C’è stato un cambiamento in lei da quando è tornata dall’aver pedinato quel tipo che ora ignora come se non esistesse. Prima era tesa ed ora è rilassata come se non ci fosse nulla di cui preoccuparsi  e c’è anche qualcos’altro che ora  non riesco a mettere a fuoco.

            All’annuncio del discorso presidenziale Natasha si muove senza aspettarmi muovendosi con decisione.

            Mentre la seguo, improvvisamente capisco cosa mi turba: i braccialetti ai suoi polsi hanno un suono diverso da quando è tornata: sono un po’ più pesanti, ma perché?

            Improvvisamente capisco e con questa consapevolezza comincio a correrle dietro infischiandomene della mia copertura.

Spero di sbagliare, ma se non è così, devo raggiungerla  prima che sia troppo tardi.

 

            Mentre si avvicina al palco presidenziale Natasha si sente la mente perfettamente sgombra. Le è ben chiaro quel che deve fare. La sua memoria era offuscata finché David Ferrari non le ha detto quella singola parola ed allora lei ha ricordato che non è voluta venire qui per impedire l’assassinio del Presidente della Federazione Russa e del suo Primo Ministro, ma per eseguirlo. Chi meglio della migliore allieva della Stanza Rossa per un compito simile?

            Inquadra i suoi bersagli e solleva con calma il braccio destro mentre attiva a piena potenza la carica del suo Morso di Vedova mimetizzato nel bracciale. Basterà un solo colpo per ciascuno per ucciderli senza scampo.

-NO!-

            Un bastone saetta nell’aria e le devia il colpo quanto basta perché il suo bersaglio si salvi.

            Lei esita solo un istante e si tuffa verso il palco evitando gli agenti del Servizio di Sicurezza Presidenziale o abbattendoli, aprendosi la strada verso il Presidente e il Primo Ministro mentre cercano di portarli via, al sicuro.

Nessuno riesce a fermarla e il Direttore del F.S.B. ora non ha dubbi su chi sia veramente la donna che gli hanno presentato come Penelope Bryce.

-Romanova.- sussurra.

            Improvvisamente vede, l’uomo che gli è stato presentato come John Bryce saltare agilmente davanti alla Vedova Nera.

-Fermati, Natasha.- le dice -Non sai quello che fai.-

-Togliti di mezzo, Matt.- replica lei -O dovrò uccidere anche te.-

            Nella confusione Menikov non riesce a sentire quel che si dicono ma una cosa la sa:

-Prendete quei due!- urla -Hanno tentato di uccidere il Presidente. Non fateli scappare.-

            Le cose vanno di male in peggio.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Cosa dire? In realtà pochissimo:

1)    David Ferrari è un personaggio creato da Mark Waid ma sviluppato da Dan Jurgens su Captain America Vol. 3° #43 datato luglio 2001. Il mio David Ferrari sarà un po’ diverso da quello visto su quelle pagine, quanto diverso lo vedrete.

2)    Vladimir Menikov, direttore del F.S.B. è un personaggio creato da Fabio Volino ed appare con il suo consenso.

Nel prossimo episodio: soli contro le forze di sicurezza di un’intera nazione, braccati e senza un posto dove nascondersi o fuggire come potranno Devil e la Vedova Nera cavarsela questa volta?

 

 

Carlo



[1] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti. Servizio di Sicurezza Federale.

[2] Madrepatria in Russo

[3] Defense Intelligence Agency.

[4] Kamitet Dziaržaǔnaj Biaspieki. Comitato per la Sicurezza dello Stato in Bielorusso.